I libri di Giuseppe Garibaldi giunsero alla Labronica di Livorno per volontà della figlia Clelia, che era proprietaria in città di una residenza, oltre a
quella di Caprera, e dove si trovava custodita una notevole biblioteca.
Il valore del Fondo conservato a Livorno è indiscutibile e notevole anche per la presenza di rare edizioni sei-settecentesche. Ci sono testi di geografia, storia, letteratura, religione.
I luoghi di stampa sono in gran parte stranieri: Londra, Parigi, New York, Boston, con una netta prevalenza di testi in lingua inglese a documentare il legame particolare che univa il Generale al popolo inglese.
Per quanto riguarda il contenuto vi sono presenti molti autori classici sia antichi che coevi: Walter Scott, Shakespeare, Goethe, Moliere, Voltaire, ma anche Dante, Tasso, Ariosto e l’amato Foscolo.
Numerose anche le opere militari e politiche, fra cui spiccano molti saggi di Cavour e Mazzini, ma anche quelli che affrontano le problematiche inerenti la storia europea e il nostro Risorgimento in particolare.
Molte di queste opere presentano delle pregevoli legature, fatte appositamente realizzare dagli stessi autori o dai suoi ammiratori, per poterne far dono al Generale in segno di stima e affetto;
cosa altresì testimoniata anche dalle numerose e autorevoli dediche impresse in oro sulle coperte oppure manoscritte sui frontespizi recanti espressioni di stima e affetto.